domenica 30 ottobre 2016

Papaccelle al forno



Prima di tutto, ma cosa sono queste papaccelle? Trattasi di un tipo particolare di peperoni, grandi come dei pomodori, un po’ più spesse dei peperoni, dolci e con un sapore più… papaccellosto.


A Napoli si usa metterle sott’aceto; dopo due o tre mesi sono pronte (giusto in tempo per Natale), per un contorno  che non puo' mancare sulla tavola dei Napoletani, l'insalata di rinforzo dove gli ingredienti principali sono appunto le papaccelle e il cavolfiore


Ingredienti:


5 papacelle


brodo vegetale


1 rosetta di pane soffiato


200 grammi mozzarella di bufala


semi di finocchietto q.b.


corcuma,sale e pepe q.b.


150 grammi pomodorini piccadilly


prezzemolo q.b.



Ecco come si realizza questo piatto.


Lavare accuratamente le papaccelle eliminando il torso , la placenta ( la parte bianca che sta all'interno) e i semini


Preparare un brodo vegetale.


Tagliare la mozzarella e i pomodori in piccoli pezzettini


Tritare del prezzemolo


Ammollare la rosetta nel brodo vegetale, fare un composto aggiungendo sale,pepe, corcuma, prezzemolo, pomodorini, finocchietto e infine la mozzarella, amalgamare il tutto con cura.


Riempire le papaccelle che vanno  poste in una teglia con un filo di olio e sale.


In forno a 180 gradi per 1 ora.


Dopo la cottura vanno fatte  riposare per 4 ore  e mangiate fredde.




giovedì 15 settembre 2016

Gatto' di patate .....a modo mio.....


Ingredienti:
600 grammi patate
1 uovo
200 grammi scamorza affumicata
40 grammi parmiggiano grattuggiato e 40 gr di pecorino
40 ml latte
30 gr burro
prezzemolo, sa e pepe  a piacere

Lava le patate, lessale con la buccia per circa 30 minuti o fino a quando , infilandole con una forchetta risulteranno tenere.
Tagliare a dadini della Scamorza.
Scola le patate, sbucciale e passale nello schiacciapatate ancora calde raccogliendo la purea  in una capace terrina
 Aggiungi  40 ml di latte e 30 grammi di burro tagliato a petali sottili, unisci la scamorza, le uove e il formaggio grattuggiato, sale , pepe e prezzemolo tagliato finemente.
Mescolare bene il tutto.
imburrare una teglia da cm 20, spolverare del pane grattuggiato e aggiungere il conposto precedentemente preparato.
Preparare una gratinatura con pane grattuggiato e formaggio che va spolverato generosamente .
Trasferisci in forno gia' caldo a 180 gradi e fai cuocere per 45 minuti.
Lascia assestare il gatto nello stampo per 20 minuti prima di trasferirlo nel piatto di portata

domenica 4 settembre 2016

Taralli napoletani



Piatto tipico  della tradizione culinaria napoletana , in una versione senza strutto ('nzogna)

ingredienti per il lievitino:
100 gr garina 00 w 350
80 ml acqua
8 grammi zucchero
8 grammi lievito di birra fresco

Ingredienti per l'impasto ( circa 12 taralli)
400 gr farina 00 w 350
100 ml acqua
100 gr burro
100 gr olio extra verginr
150 gr mandorle tostate + 50 gr per la decorazione
20 gr sale
7 gr pepe nero
5 gr miele

Lievitino
in una ciotola mettere l'acqua tiepida, lo zucchero e il lievito di birra che si deve totalmente sciogliere, aggiungere la farina e mescolare il tutto fino sd ottenere un composto totalmente privo di grumi. Coprire con un telo da cucina e far lievitare per 1h

Impasto
in una ciotola mettere tutti gli ingredienti dell'impasto e il lievitino , amalgamare velocemente fino ad ottenere un impasto compatto

mettere l'impasto sulla spianatoia e dividerlo in pezzi dia 50 grammi, per ogni pezzo realizzare 2 rotolini lunghi circa 20 cm che vanno intrecciati tra loro e chiusi a ciambella.

Vanno messi su una teglia foderata di carta forno, decorare la superfice con l2/3 mandorle bagnate per evitare che si stacchino durante la cottura, coprire e lasciare lievitare per 2 ore

Cuocerli in forno gia' caldo  a189 gradi per 50 minuti

lunedì 3 agosto 2015

Uovo, fare una scelta consapevole


uovo
Un uovo può essere il il prodotto di una gallina completamente privata della sua natura di animale e ridotta a macchina per sfornare uova

Un uovo, infatti, può essere il prodotto di una gallina che vive in condizioni dignitose oppure può essere il prodotto di una gallina completamente privata della sua natura di animale e ridotta a macchina per sfornare uova a ritmi forzati. 

Le galline dei moderni allevamenti intensivi sono condannate ad una vita di torture e vivono, o meglio soffrono, in un gabbia grande come il loro corpo (pari a un foglio A4 ossia 20 x 30 cm) che non permette loro nemmeno di aprire le ali né di compiere il minimo movimento. 

Così immobilizzate, durante la loro penosa esistenza non vedono altro che le sbarre della gabbia, dalla quale non usciranno mai se non dopo due anni, quando, deperite, consumate, martoriate nel corpo e nella mente, verranno mandate al macello. Per questi animali quindi la morte, per quanto anch’essa molto cruenta, è una vera liberazione, la fine di una tortura…

Sembra impossibile ma l’uomo, con infinita crudeltà, è riuscito a privare le povere galline persino del diritto al riposo e al sonno, seviziandole con luce artificiale sparata negli occhi 24 ore su 24 che le stressa, le rende iperattive e quindi le induce a mangiare in eccesso; tutto questo per esasperarne la produzione di uova. Le galline non conoscono praticamente la notte perché non sanno nemmeno cosa sia il naturale susseguirsi della luce diurna e notturna! 

Il 90 % delle uova che troviamo sui banchi del supermercato - ben confezionate in insospettabili cartoni colorati dove viene ipocritamente riprodotta la foto della gallina felice che si crogiola in un prato - provengono da questo atroce sistema di produzione.

Ammassati all’inverosimile questi animali, che evidentemente non sono fatti per vivere in tali condizioni, manifestano fin da subito chiari segni di stress che li induce al cannibalismo

allevamenti intensivi
Le galline dei moderni allevamenti intensivi sono condannate ad una vita di torture

Anziché restituire loro lo spazio vitale necessario ci si è ostinati a tenerli in gabbia e per evitare che si uccidano a vicenda gli viene tagliato il becco, trinciandone il nervo al vivo. La terribile pratica del taglio del becco viene fatta sui pulcini, senza anestesia, con un dolore inimmaginabile. Come si può arrivare a tanto? Chi ha permesso che tutto ciò diventasse “normale”?

Tenute rinchiuse in capannoni sovraffollati, con ventilazione e illuminazione artificiali, dove le file di gabbie raggiungono anche i quattro piani di altezza, le galline sono obbligate a respirarne l’aria malsana e satura dell’ammoniaca che si sviluppa a causa dell’alta concentrazione di feci e urine. 

In queste condizioni è inevitabile che si ammalino continuamente e si contagino, pertanto vengono sottoposte a massicce terapie antibiotiche, molto invasive e spesso somministrate addirittura in maniera preventiva. Tutta la sofferenza, lo stress e le sostanze nocive che si concentrano in ogni singola gallina si ritrovano poi nelle loro uova. L’uovo è un prodotto di sofferenza:questo è l’unico ingrediente veramente autentico che contiene.

L’unico antidoto a questo sistema che violenta gli animali e obbliga le persone a nutrirsi di sostanze sempre più inquinate è, come spesso accade, interamente nelle mani del consumatore. Solo una scelta consapevole durante i nostri acquisti può salvare milioni di galline da queste sofferenze, ed è sorprendente quanto sia facile!

Una piccola attenzione in più nel momento in cui si scelgono le uova, nient’altro. Le confezioni che portano la dicitura allevamento in gabbia e allevamento a terra sono entrambe da evitare perché le galline sono tenute in condizioni inaccettabili. Se leggiamo invece allevamento biologico siamo sicuri che le galline hanno per lo meno avuto una vita degna, con la possibilità di razzolare in uno spazio all’aperto e di dare libero sfogo alle loro esigenze comportamentali, tra cui principalmente il movimento. 

Le confezioni che portano la dicitura allevamento in gabbia e allevamento a terra sono da evitare

Qui le galline sono nutrite con mangimi naturali non modificati geneticamente e non subiscono il taglio del becco ed altre barbare mutilazioni; inoltre l’allevamento biologico vieta l'uso di sostanze sintetiche che favoriscono la crescita, aumentano l'appetito e ostacolano il naturale sviluppo dell'animale: tutti trattamenti che purtroppo non sono vietati negli altri tipi di allevamenti e dove quindi vengono regolarmente praticati, sempre con l’unico obiettivo di ridurre i costi. D’altra parte il fine di tutti gli allevatori che non utilizzano i metodi biologici è proprio quello di abbattere i costi, non certo di fornire un prodotto sano al consumatore!

Per poter identificare senza alcun dubbio la provenienza delle uova (la dicitura sulla confezione a volte può non esser chiara) è necessario guardare il codice impresso su ciascuna di esse. La prima cifra del codice è quella che ci dice da quale tipo di allevamento proviene l’uovo, ed è quella che dobbiamo guardare: ‘1’, ‘2’ e ‘3’ indicano rispettivamente allevamento all’aperto, allevamento a terra (che significa al chiuso, stipate nei capannoni), e allevamento in gabbia; lo ‘0’ indica invece l’allevamento biologico. 

È importante precisare che allevamento a terra è una dicitura che trae in inganno: la ‘terra’ non è altro che la terra battuta che costituisce il pavimento del capannone, quello stesso capannone che non lascia mai trapelare aria e luce naturale e nel quale le galline sono così ammassate che non è possibile vederne nemmeno i pavimento!

Acquistando solamente uova di tipo ‘0’ quindi si dà un concreto segnale al mercato orientando la produzione verso sistemi eticamente più accettabili di quelli attualmente utilizzati e si salvano così milioni di galline da una vita di sofferenza (attualmente in Italia sono ben 40 milioni le galline che vengono allevate nei terribili sistemi in batteria!). 

gallina
Negli allevamenti biologici le galline hanno una vita degna, all'aperto

Nessuna persona che ama definirsi civile accetterebbe di nutrirsi di uova provenienti dagli allevamenti intensivi, questo è certo. Il problema sta nel fatto che la gente non conosce i fatti, non sa cosa siano realmente questi allevamenti; basterebbe visitarne uno per smettere di acquistare uova. Il consumatore viene costantemente ingannato, fuorviato, distratto da false informazioni e pubblicità ingannevoli. 

Quanti spot mostrano bambini accompagnati dai nonni nella fattoria di famiglia dove gli animali vengono rispettati e lasciati pascolare liberi? Un certo numero. Quanti mostrano invece la realtà delle gabbie in batteria, dei capannoni sovraffollati? Nessuno. Questo è il primo elemento sul quale riflettere. Se davvero non ci fosse nulla di male - da un punto di vista etico e salutistico – non avrebbero problemi a mostrarci la realtà. Invece non lo fanno. L’obiettivo di chi vende questa merce chiamata ‘cibo’ è sempre quello di allontanare dagli occhi dell’acquirente la filiera produttiva, ossia tutto ciò che sta a monte di quella apparentemente innocua confezione sullo scaffale illuminato. 

Perché quello che c’è a monte è solo cosa di cui vergognarsi.

Un’ultima osservazione che riguarda il prezzo: facendo qualche semplice raffronto tra una confezione di uova ‘0’ e una di uova ‘3’ vedrete una minima differenza di prezzo. Le uova 0 costano di più: è normale, sono più etiche, più genuine, più salutari e più naturali! Pagare quei pochi centesimi in più per un uovo è l’unico gesto, concreto, efficace e mirato, con cui possiamo veramente combattere queste crudeltà legalizzate e schierarci senza compromessi dalla parte di chi si rifiuta di alimentare un mercato altamente immorale.

sabato 21 febbraio 2015

Spaghetti Shirataki in guazzetto di cozze

 Gli shirataki (in giapponese 白滝, in inglese shirataki noodles) sono un tipo di spaghetti ricavati dalla radice del konjac, pianta nativa della zona subtropicale temperata asiatica. Hanno un basso contenuto di carboidrati e di calorie e sono particolarmente indicati nella dieta di Dukan e in tutte le diete basate su un apporto limitato di carboidrati; sono pertanto adatti all'alimentazione dei diabetici. Sono composti per la maggior parte da acqua e glucomannano. Il termine "shirataki", che descrive l'aspetto degli spaghetti, significa "cascata bianca".

Si possono trovare, nei generi alimentari asiatici e in alcuni supermercati, in forma umida (confezionati in vaschette contenenti acqua) e in forma secca.

Preparazione:

Preparare un fondo con olio, aglio e carote tagliate alla bronoir, aggiungere le cozze e cuocere con coperchio fino alla loro apertura, sgusciare le cozze e filtrare il sugo ottenuto.

Soffriggere dei pomodorini tagliati a meta', aggiungere  il guazzetto precedentemente preparato e un po' di vellutata di pomodoro, far cuocere per qualche minuto, aggiungere  le cozze e gli scampi e salare.

Continuare la cottura per altri 10 minuti

Per ultimo aggiungere gli spaghetti precedentemente sciacquati  e a fuoco basso amalgamare il tutto e impiattare.



venerdì 2 gennaio 2015

Calamarata piatto tipico della cucina Napoletana


La calamarata è un tipico primo piatto partenopeo a base di calamari, formato da un originale formato di pasta che, per le sembianze, assomiglia a degli anelli di calamari.
Il sugo di accompagnamento della calamarata è molto semplice e richiama i sapori mediterranei: pomodorini, aglio, prezzemolo e peperoncino. I calamari non vanno cotti a lungo, per evitare che risultino gommosi o troppo duri

Ingredienti per 2 persone :
1 calamaro medio
300 grammi pomodorino 
6 acciughe 
12 olive nere
10 capperi
50 grammi burro
10 grammi di pomodoro concentrato
20 grammi pure' di olive nere
1 spicchio di aglio tritato finemente
olio extra vergine,peperoncino, sale e prezzemolo q.b.
160 grammi pasta Calamarata o in alternativa i Paccheri

Preparazione:

 Pulire il calamaro sciacquandolo sotto acqua corrente, staccate la testa e i tentacoli e teneteli da parte, togliete la penna di cartillagine interna e le interiora. Quindi eliminate la pelle dal mantello con le mani o con un coltellino, tagliare il calamaro ad anelli di dimensione simile al formato della pasta calamarata (circa la dimensione di un dito )  tagliate in piccoli pezzettini anche i tentacoli privati della pelle e la testa dopo aver tolto gli occhi.

Tagliare i pomodorini in 4 pezzi, se sono molto piccoli in 2

Tritare finemente l'aglio e il prezzemolo.

Snocciolare le olive nere

A questo punto possiamo iniziare :

In una padella con il fondo alto di acciaio , a fuoco molto basso sciogliere il burro, aggiungere l'olio, l'aglio e un po' di prezzemolo e cuocere per 2 minuti, aggiungere le acciughe e i capperi, alzare un po' la fiamma e continuare la cotture per altri  5 minuti, attenzione a non far bruciare il composto.
Unire i tentacoli e la testa , il pure di olive nere  e cuocere per altri  5 minuti.
Ultimata la cottura  mettere il tutto in una ciotola

Nella  padella utilizzata, senza lavarla, aggiungere  olio  e aglio che va tostato a fuoco basso, aggiungere i pomodorini e cuocere a fuoco vivace per 5 minuti.
Abbassare la fiamma, aggiungere il composo precedentemente preparato, un mezzo bicchiere di acqua dove  si e' sciolto 10 grammi di pomodoro concentrato , il calamaro tagliato ad anelli , le olive nere dissosate e del prezzemolo e cuocere a fuoco medio per 15 minuti girando il tutto con un cucchiaio di legno,

A questo punto potete aggiungere il peperoncino e salare.
Far riposare la salsa per un'ora.

In una pentola mettere 2 litri di acqua e del sale doppio e portarla in ebollizione, versare la pasta e scolare al dente.
Riscaldare il sugo preparato, aggiungere la pasta e mantecare bene , impiattare aggiungendo altro prezzemolo

domenica 5 ottobre 2014

Bagel farcito con salmone

Presentazione :
 i bagels  sono dei panini morbidissimi di origine  Ebraica che e' stato fatto proprio dal popolo americano, io ne ho creato una versione italianizzata.

Le leggende intorno all'origine dei bagels sono molte.
Alcuni racconti  dicono che i bagels siano stati ideati da un polacco ebreo  in occasione della vittoria di una guerra e che siano poi stati esportati  negli Stati Uniti, e in particolar modo a New York (in cui si dice che si mangino i migliori bagels del mondo) dagli immigranti ebrei nel XX secolo. Un'altra leggenda narra che i bagels siano stai ideati da un panettiere di Cracovia nel 1863, per rendere omaggio al re Jean Sobiesky III per aver impedito ai Turchi di invadere Vienna. Il panettiere avrebbe creato questo pane a forma di staffa (bugel in tedesco) in onore del cavaliere vittorioso. 

Ingredienti per fare il bagel  ( per 6 porzioni )
500 grammi di farina grano duro
200 ml latte
150 ml acqua
20 ml di olio extra vergine
25 grammi  lievito di birra fresco
16 grammi sale
12 grammi zucchero
sesamo q.b.

Ingredienti per la farcitura ( per una porzione )
Filadelfia 50 grammi
80 grammi salmone affumicato
Lattuga q.b.

In un contenitore mettere  dell'acqua tiepida, il latte, l'olio , lo zucchero e il lievito che va sciolto.
Unire il tutto alla farina e impastare.

Lasciare lievitare per circa 2 ore , piccolo consiglio, mettetelo nel forno con la luce accesa.

Il panetto cosi' ottenuto va messo su una spianatoia e distesa, l'altezza dell'impasto deve essere di 2 cm, aiutatevi con un po' di farina, e fate delle forme rotonde  di cm 10.

Appoggiare le forme cosi' ottenute su carta forno, spennellare la superfice con dell'olio e aggiungere il sesamo, procedere con la seconda lievitura per altre 2 ore.

In forno a 200 gradi per 30 minuti fino a doratura.

Lasciar raffreddare il bagel, tagliarlo a meta' e spalmare sui 2 pezzi la filadelfia e farcirlo con il salmone e la lattuga